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Produttività Essenzialista: Come Ho Imparato a Realizzare di Più Facendo Molto Meno

Era un mercoledì mattina di aprile 2024, e stavo guardando il mio calendario della settimana con una sensazione di soffocamento che conoscevo fin troppo bene.

Quarantadue elementi nella to-do list. Diciassette call programmate. Tre progetti “urgenti” in parallelo. Nove email da “rispondere assolutamente oggi”. Due deadlines che si accavallavano. E la sensazione crescente di essere un criceto impazzito in una ruota sempre più veloce.

Mentre bevevo il caffè che si stava già raffreddando, Maria Giovanna mi ha fatto una domanda che mi ha colpito come un pugno nello stomaco:

“Marco, quando è stata l’ultima volta che hai finito una giornata sentendoti soddisfatto di quello che hai fatto?”

Ho provato a ricordare. Una settimana fa? Due settimane? Un mese? La verità è che non riuscivo a ricordare un singolo giorno recente in cui mi fossi sentito davvero produttivo, nonostante fossi costantemente impegnato.

Era il paradosso che aveva dominato la mia vita professionale per mesi: più cose facevo, meno sembrava che stessi realizzando. Più tempo dedicavo al lavoro, meno risultati significativi producevo. Più mi sforzavo di essere produttivo, più mi sentivo sterile.

Quel pomeriggio, in un momento di disperazione, ho riaperto Essentialism di Greg McKeown – un libro che avevo letto due anni prima ma che evidentemente non avevo ancora davvero compreso. Una frase mi è saltata agli occhi come se fosse scritta in neon:

“Se non dai priorità alla tua vita, qualcun altro lo farà per te.”

Ma questa volta ho capito qualcosa di più profondo. Non si trattava solo di priorità. Si trattava di rivoluzionare completamente il mio concetto di produttività.

La produttività tradizionale mi chiedeva: “Come posso fare di più?” La produttività essenzialista mi chiedeva: “Come posso fare solo quello che conta davvero?”

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La Scoperta della Sottrazione Strategica

Nei giorni successivi ho iniziato un esperimento radicale che avrebbe trasformato per sempre il mio rapporto con l’azione e i risultati.

Invece di aggiungere sistemi di produttività, tecniche di time management, o app per l’efficienza, ho fatto l’opposto: ho iniziato a sottrarre sistematicamente tutto quello che non era essenziale.

Prima rivoluzione: Dal “Come fare tutto” al “Cosa non fare”

Ho preso la mia to-do list di 42 elementi e mi sono posto una domanda brutale per ognuno: “Se non facessi questa cosa, cosa succederebbe davvero? Tra un anno, avrebbe importanza?”

Dopo due ore di analisi spietata, la lista si era ridotta a 8 elementi. Otto. Da quarantadue a otto.

Non avevo aggiunto nessuna tecnica di produttività. Avevo semplicemente eliminato 34 azioni che erano “urgenti” ma non essenziali, “importanti per qualcuno” ma non per i miei valori fondamentali, “da fare” ma non “da fare bene”.

Seconda rivoluzione: Dal multitasking al mono-focus

Per una settimana intera, ho fatto un esperimento ancora più radicale: una sola cosa alla volta. Non due progetti in parallelo. Non email aperte mentre scrivevo. Non call mentre controllavo i social. Una cosa. Basta.

La differenza è stata immediata e sconvolgente. Non solo finivo le cose più velocemente – le finivo meglio. Molto meglio. La qualità del mio lavoro è migliorata exponenzialmente quando ho smesso di dividere l’attenzione.

Terza rivoluzione: Dal “sempre disponibile” ai confini sacri

Ho iniziato a trattare il mio tempo e la mia energia come risorse finite e preziose invece che infinite e abusabili. Ho creato zone inviolabili:

  • 6:00-7:30: Routine PRESENZA, zero interruzioni
  • 9:00-12:00: Lavoro profondo, telefono spento
  • 14:00-15:30: famiglia, zero lavoro
  • Dopo le 19:00: presente in famiglia, email chiuse

Non stavo lavorando di meno. Stavo lavorando in modo concentrato e protetto.

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L’Integrazione nel Sistema PRESENZA

Quello che è iniziato come un esperimento di disperazione si è evoluto in una filosofia completa che oggi è integrata nel mio Sistema PRESENZA per il pilastro REALIZZARE.

La Pratica della Produttività Essenzialista – Protocollo Completo:

1. Audit Settimanale dell’Essenziale (domenica sera – 30 minuti)
Ogni settimana, rivedo tutto quello che ho pianificato e applico il filtro essenzialista:

  • “Questa attività è allineata con i miei 3 valori principali?”
  • “Se facessi solo questa cosa questa settimana, sarei soddisfatto?”
  • “Sto facendo questo per me o per le aspettative di altri?”
  • “Che cosa succederebbe se non lo facessi?”

2. La Regola del 3 Massimo (quotidiana)
Ogni giorno, identifico massimo 3 azioni essenziali. Non 5, non 7, non “vediamo come va”. Tre. Se finisco prima, posso rilassarmi o approfondire una delle tre. Ma mai aggiungere una quarta.

3. Blocchi di Lavoro Profondo (routine mattutina)
Durante la routine del pilastro REALIZZARE, parte della “Vision to Action” include la programmazione di blocchi ininterrotti di 90-120 minuti per il lavoro che richiede concentrazione profonda.

4. La Tecnica del No Preventivo (settimanale)
Programmo momenti specifici per dire no: a nuovi progetti, a richieste di collaborazione, a impegni sociali che non mi nutrono. Dire no diventa proattivo invece che reattivo.

5. Celebrazione della Sottrazione (serale)
Ogni sera, invece di valutare solo quello che ho fatto, celebro anche quello che non ho fatto. Ogni distrazione evitata, ogni urgenza falsa ignorata, ogni multitasking rifiutato è una vittoria.

Il paradosso della produttività essenzialista è che meno fai, più realizzi. Non in termini di quantità, ma di significato e impatto.

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L’Applicazione nella Vita Familiare

L’estate del 2024, ho applicato la produttività essenzialista anche al mio ruolo di padre, con risultati che hanno sorpreso tutta la famiglia.

Invece di cercare di essere “il padre perfetto” che fa tutto – aiuta con i compiti, organizza attività, gestisce gli sport, pianifica le vacanze, mantiene la disciplina, fa il divertente – ho scelto 3 aree essenziali su cui concentrarmi:

1. Presenza Autentica: Quando sono con loro, sono completamente presente. Zero telefono, zero “un momento che finisco questo”.

2. Crescita del Carattere: Mi concentro su aiutarli a sviluppare virtù e valori, non su performance scolastiche o risultati esterni.

3. Connessione Individuale: Dedico tempo specifico a ciascuno dei tre figli per nutrire la nostra relazione unica.

Ho smesso di cercare di gestire tutto il resto. Se Alessandro aveva problemi con la matematica, invece di diventare il tutor di matematica, lo aiutavo a sviluppare resilienza e capacità di chiedere aiuto. Se Gaia voleva imparare a nuotare, invece di diventare l’istruttore di nuoto, la accompagnavo nel processo e celebravo il suo coraggio.

Il risultato è stato liberatorio per tutti. I bambini hanno smesso di vedermi come “sempre stressato per qualcosa” e hanno iniziato a godere della mia presenza qualitativa invece che della mia presenza quantitativa.

“Papà, adesso quando stai con noi sembri davvero contento di stare con noi,” mi ha detto Christian una sera.

Aveva ragione. Quando smetti di cercare di fare tutto, puoi finalmente goderti quello che fai.

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Gli Errori che Ho Commesso

Nel primo anno di applicazione della produttività essenzialista, ho commesso tre errori significativi che voglio condividere per risparmiarti frustrazione e sensi di colpa.

Errore #1: Estremismo iniziale
Nei primi mesi, sono diventato così radicale nell’eliminazione che ho detto no anche a cose che in realtà mi nutrivano. Ho confuso “essenziale” con “minimalista estremo”. Ho imparato che l’essenzialismo non è eliminare tutto, ma eliminare tutto tranne quello che conta davvero.

Errore #2: Sensi di colpa per il “meno”
Per settimane mi sono sentito pigro o poco ambizioso perché facevo meno cose degli altri. La società ci insegna che più = meglio. Ho dovuto re-imparare che significativo = meglio. La qualità dell’impatto, non la quantità dell’attività.

Errore #3: Applicazione rigida invece che flessibile
All’inizio ho cercato di applicare le regole dell’essenzialismo in modo meccanico. “Solo 3 cose al giorno, sempre.” Ma la vita è fluida. Ho imparato a usare l’essenzialismo come principio guida, non come prigione.

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I Risultati Misurabili

Dopo dodici mesi di produttività essenzialista, posso misurare alcuni cambiamenti che hanno rivoluzionato la mia capacità di realizzazione:

Qualità dei risultati: Facendo meno progetti ma concentrandomi completamente su ciascuno, la qualità del mio lavoro è aumentata dramaticamente. I clienti notano la differenza, i lettori rispondono meglio, i progetti hanno più impatto.

Energia disponibile: Non finisco più le giornate esausto. Avendo eliminato la dispersione, ho energia per essere presente con la famiglia, per hobby personali, per il riposo vero.

Soddisfazione quotidiana: La domanda di Maria Giovanna – “Quando ti sei sentito soddisfatto?” – ora ha una risposta quasi quotidiana. Quando fai poche cose bene, ogni giorno porta senso di realizzazione.

Crescita professionale: Paradossalmente, concentrandomi su meno aree, sono migliorato più velocemente in quelle aree. La specializzazione essenzialista ha accelerato la mia expertise.

Relazioni più profonde: Avendo più tempo di qualità disponibile, le mie relazioni – familiari, amicali, professionali – sono diventate più significative e nutrienti.

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La Pratica Quotidiana

Oggi, la produttività essenzialista è il principio operativo del mio Sistema PRESENZA:

Come filtro decisionale: Durante la routine mattutina del pilastro REALIZZARE, uso i principi essenzialisti per scegliere le 3 priorità della giornata e eliminare tutto il resto.

Come protettore di energia: Uso confini chiari per proteggere il tempo e l’energia per quello che conta davvero, dicendo no a tutto quello che è solo rumore travestito da opportunità.

Come generatore di significato: Invece di misurare il successo in termini di quanto ho fatto, lo misuro in termini di quanto bene ho fatto le cose essenziali.

Ma la scoperta più importante è che la produttività essenzialista non ti rende solo più efficace. Ti rende più presente, più intenzionale, più allineato con chi sei veramente.

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L’Invito alla Sottrazione Strategica

Se dovessi suggerire un punto di partenza semplice per sperimentare la produttività essenzialista, ti inviterei a fare questo esperimento per una settimana:

Prendi la tua to-do list di oggi e chiediti per ogni elemento: “Se non facessi questa cosa, cosa succederebbe davvero? Tra un anno, sarebbe importante?”

Elimina tutto quello che non passa questo test. Poi, con quello che rimane, scegli solo le 3 cose più essenziali.

Dedica la giornata solo a quelle 3 cose. Una alla volta. Con presenza totale. Senza multitasking. Senza controllo email ogni 5 minuti. Senza “giusto un momento che vedo questo”.

Alla fine della giornata, osserva come ti senti. Più realizzato? Meno stressato? Più presente?

La produttività essenzialista ti insegna che non devi fare tutto per essere produttivo. Devi fare le cose giuste. E le cose giuste sono sempre meno di quello che credi, ma più significative di quello che immagini.

È la rivoluzione più liberatoria del mondo del lavoro moderno: scoprire che puoi avere risultati migliori lavorando di meno, ma lavorando bene.

Perché alla fine, la produttività non si misura in ore lavorate o task completati. Si misura in valore creato, impatto generato, significato realizzato.

E il significato nasce sempre dalla profondità, mai dalla superficie. Dalla concentrazione, mai dalla dispersione. Dall’essenziale, mai dal superfluo.

È il segreto che Greg McKeown ha condiviso con il mondo: meno ma meglio non è un compromesso. È la via verso l’eccellenza.


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