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Ho Chiuso 5 Progetti per Lanciarne Uno: La Strategia Controcorrente del “Meno ma Meglio” per Ottenere Risultati che Contano Davvero

Era un lunedì mattina di metà agosto del 2025.

Visto da fuori, doveva essere l’immagine del successo per un creatore di contenuti. Ero seduto alla mia scrivania con cinque schede aperte sul browser, ognuna rappresentava una newsletter, un progetto, una community che avevo costruito negli ultimi anni: Stoic Life Daily, Io Sono, dunque penso, Essenzialismo, La Piramide del Successo, Success Daily.

I numeri erano buoni, a volte ottimi.

Decine di migliaia di persone leggevano le mie parole ogni settimana. Le community erano attive, i feedback positivi. Stavo facendo esattamente quello che ogni manuale di business consiglia: diversificare, occupare più nicchie, costruire molteplici asset. Stavo costruendo un piccolo impero di contenuti.

Eppure, quella mattina, non sentivo la pienezza del successo. Sentivo un peso.

Il mio calendario era un mosaico di colori diversi, uno per ogni progetto. La mia mente era un centralino che smistava continuamente concetti e linguaggi differenti: passavo dal tono austero di Marco Aurelio a quello essenzialista di McKeown, per poi immergermi nell’autoindagine di Ramana Maharshi e subito dopo nei principi pragmatici di John Wooden.

Ogni progetto richiedeva una parte di me, e io mi sentivo frammentato, diviso in cinque “Marco” diversi.

La mia energia, invece di essere un raggio laser focalizzato, era una lampadina che disperdeva una luce fioca in troppe direzioni. Stavo avendo successo, sì. Ma stavo perdendo l’anima. Stavo diventando un ottimo gestore della complessità, ma stavo smettendo di essere un creatore profondo.

Fu allora che una domanda, semplice e terrificante, si fece strada: e se tutto questo “di più” fosse in realtà “di meno”? E se, per realizzare davvero il mio potenziale, dovessi distruggere quasi tutto quello che avevo costruito?

L’Illusione della Crescita per Addizione

Per capire la portata di quella domanda, bisogna fare un passo indietro.

La mia carriera, come quella di molti, era stata costruita sul principio dell’addizione. Più clienti, più progetti, più follower, più newsletter.

Ogni nuova idea era un nuovo “sì”, un nuovo ramo aggiunto all’albero.

E per un po’, aveva funzionato.

  • Stoic Life Daily era diventata un punto di riferimento per migliaia di persone.
  • Io Sono, dunque penso era uno spazio intimo e profondo per la ricerca spirituale.
  • Essenzialismo era una community vibrante.
  • La Piramide del Successo mi permetteva di portare i principi di Wooden nelle aziende.

Ogni progetto era un figlio a cui volevo bene. Ognuno generava un impatto, ognuno aveva un suo perché. Ma la somma di tanti “buoni” progetti non stava creando una vita eccellente. Stava creando una vita esausta.

Passavo le mie giornate a “mantenere”, non a “creare”.

Il mio lavoro era diventato reattivo: rispondere ai commenti, preparare la newsletter del giorno dopo, gestire i tecnicismi di cinque sistemi diversi. L’albero aveva così tanti rami che non riusciva più a produrre frutti sostanziosi; produceva solo tante piccole foglie. Sentivo una discrepanza crescente tra l’impegno profuso (enorme) e l’impatto reale che sentivo di avere (superficiale).

Era il paradosso del successo moderno: essere ovunque e da nessuna parte allo stesso tempo.

La Domanda che Cambia Tutto: “Qual è il Mio Massimo Punto di Contributo?”

L’inquietudine era iniziata come un sussurro, ma era diventata un grido.

La svolta non fu un singolo evento, ma la riscoperta di un principio che credevo di aver già capito. Nel 2021 avevo scoperto l’Essenzialismo di Greg McKeown, un libro che mi aveva aiutato a fare la mia prima, grande potatura.

Ma ora, a distanza di anni, mi rendevo conto di averlo applicato solo in superficie. Avevo eliminato le cose “ovviamente” non essenziali, ma non avevo avuto il coraggio di mettere in discussione quelle “essenziali”.

Ripresi in mano il libro. E una domanda mi colpì in modo nuovo: “Qual è il mio massimo punto di contributo?”.

Non “cosa posso fare?“, non “cosa funziona?“, ma “qual è quella singola attività che, se la facessi, creerebbe il massimo valore possibile per me e per gli altri?”.

Quella domanda agì come un bisturi.

Mi costrinse a guardare i miei cinque progetti non come figli da proteggere, ma come investimenti energetici da valutare. E la risposta fu dolorosamente chiara.

Il mio massimo punto di contributo non era tenere in vita cinque conversazioni separate. Era unificarle. Era dimostrare che lo Stoicismo (EVOLVERE), l’autoindagine (ESSERE), la leadership di Wooden (GUIDARE) e l’azione etica (REALIZZARE) non erano discipline separate, ma le quattro colonne portanti di un’unica cattedrale: un’esistenza autentica e integrata.

Il mio vero lavoro non era essere un divulgatore di cinque filosofie. Era diventare l’architetto di un unico sistema di vita.

La visione di PRESENZA nacque così.

Non come una sesta newsletter da aggiungere al caos, ma come l’unica arca in cui salvare l’essenza di tutto il resto. Un’unica newsletter settimanale, profonda, che avrebbe preso il posto di cinque flussi quotidiani più superficiali. Un unico brand, un unico messaggio, un unico punto di riferimento.

Meno, ma molto, molto meglio.

Il Coraggio di Sottrarre: Affrontare la Paura

La visione era esaltante. La realtà, terrificante.

La mia mente razionale, l’imprenditore dentro di me, urlava. “Sei pazzo? Vuoi chiudere progetti che funzionano? Perderai migliaia di iscritti. Il tuo fatturato crollerà. Sparirai dai radar. La gente si dimenticherà di te”.

La paura era concreta, quasi fisica.

Per giorni, ho compilato fogli di calcolo, cercando di prevedere la catastrofe. E ogni scenario era peggiore del precedente. L’idea di scrivere quelle email – “Cari iscritti, grazie di tutto, ma questo progetto chiude” – mi dava la nausea. Sembrava un suicidio professionale.

È questo il momento in cui l’Essenzialismo smette di essere una bella teoria e diventa una pratica spirituale. È il momento in cui devi scegliere tra ciò che è sicuro e ciò che è giusto. Tra proteggere quello che hai e fare spazio per quello che potresti diventare.

Ciò che mi ha dato la forza di andare avanti è stata un’altra domanda, sempre di McKeown: “Se non fossi già investito in questo progetto, quanto lotteresti oggi per ottenerlo?”.

La risposta, per quattro dei miei cinque progetti, fu “poco”. Li stavo tenendo in vita per inerzia, per paura di perdere, non per un desiderio ardente di contribuire. Erano diventati parte della mia identità passata, non della mia visione futura.

La decisione fu presa.

Avrei comunicato a tutti la chiusura e avrei invitato chi lo desiderava a seguirmi nella nuova avventura di PRESENZA, sapendo che molti non l’avrebbero fatto.

Fu un atto di fede.

La fede che il valore che potevo creare con un’energia unificata sarebbe stato, nel lungo periodo, infinitamente superiore alla somma del valore disperso dei singoli pezzi.

Come Eseguire il Tuo “Audit Essenzialista”

Questa esperienza mi ha insegnato che la realizzazione più significativa non nasce dall’aggiungere, ma dal sottrarre. Se anche tu ti senti frammentato o disperso, se senti che stai facendo tanto senza un reale senso di progresso, ecco un processo in 3 passi che puoi applicare.

1. Fai l’Inventario della Complessità

Prendi un foglio e, con onestà brutale, fai un elenco di tutti i tuoi “rami”: progetti lavorativi, impegni extra, ruoli che ricopri (anche in famiglia o nella comunità), abbonamenti, newsletter a cui sei iscritto, persino le chat di gruppo a cui partecipi attivamente. L’obiettivo è rendere visibile il peso della complessità che stai gestendo, spesso senza rendertene conto.

2. Cerca il Tuo “Massimo Punto di Contributo”

Ora, per ogni elemento della lista, poniti tre domande:

a) Passione: Questa cosa mi dà energia o me la toglie?
b) Talento: Sfrutta le mie capacità uniche o potrebbe farla chiunque?
c) Valore: Crea un impatto significativo per me e per gli altri?

Cerca l’intersezione. L’attività che ottiene un “sì” entusiasta a tutte e three le domande è probabilmente vicina al tuo massimo punto di contributo. Tutto il resto è un candidato alla potatura.

3. Progetta una Sottrazione Coraggiosa

Non devi chiudere tutto domani. Inizia in piccolo. Scegli UNA cosa dalla tua lista che ha un basso punteggio e decidi di eliminarla. Potrebbe essere un meeting a cui partecipi per abitudine, una chat di gruppo che ti prosciuga, un piccolo progetto secondario che non sta andando da nessuna parte.

Comunica la tua decisione con grazia e osserva cosa succede. Sentirai uno spazio che si crea. Più energia. Più chiarezza. Quella sensazione è la prova che sei sulla strada giusta. E ti darà il coraggio per la potatura successiva.

A poche settimane dal lancio di PRESENZA, posso dire che è stata la decisione professionale più difficile e più giusta della mia vita. Ho meno iscritti totali di prima, ma l’engagement è più profondo. Scrivo meno, ma con più impatto. Lavoro in modo più calmo, ma produco più valore.

Ho smesso di essere una lampadina dispersiva e sto imparando a essere un laser. Ho rallentato, e sto accelerando davvero. Perché la vera realizzazione non si misura da quanti rami ha il nostro albero, ma dalla qualità dei frutti che produce.


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