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“Sii Rapido, Non Affrettato”: Come Ho Sbagliato un Lancio per Eccesso di Fretta (e Cosa Mi Ha Insegnato John Wooden sulla Vera Efficacia)

Era un lunedì mattina di inizio novembre 2022.

Mancavano esattamente sette giorni al lancio di un nuovo percorso formativo a cui lavoravo da quasi sei mesi. Il nome in codice era “Progetto Kairós”, un nome che evocava il tempo propizio, il momento giusto per agire.

Ironia della sorte, stavo per violare ogni principio di quell’antica saggezza greca.

La sensazione era quella di un treno in corsa che non solo non potevo più fermare, ma che sentivo di dover spingere a mani nude per farlo andare ancora più veloce.

Il mio mondo, in quei giorni, era un mosaico caotico di notifiche.

Slack lampeggiava senza sosta, le email si accumulavano con l’etichetta “URGENTE”, il calendario era una griglia di caselle rosse sovrapposte.

Le mani sulla tastiera, sentivo una tensione costante alle spalle, il respiro corto, quasi sospeso. Vivevo in uno stato di allerta perenne, convinto che quella fosse la condizione necessaria per l’eccellenza.

“Marco, i numeri sono pronti per l’analisi?“, mi scriveva un collaboratore.
“Marco, hai visto l’ultima bozza della pagina di vendita?“, incalzava un altro.

Io rispondevo a tutti, saltando da una finestra all’altra, con il cuore che batteva a un ritmo innaturale.

La mia dieta consisteva in caffè e ansia. Il sonno era un lusso che non mi concedevo, preferendo “portarmi avanti” con il lavoro notturno. Nella mia testa, quella velocità febbrile era sinonimo di dedizione, di efficienza.

“Guarda quanto sto facendo”, mi dicevo, cercando rassicurazione nella quantità di attività completate. “Questo lancio sarà un successo. Deve esserlo”.

Stavo correndo. Ma non come un atleta che gestisce il suo passo.

Stavo correndo come chi scappa da qualcosa. Scappavo dalla paura di fallire, dalla sindrome dell’impostore che mi sussurrava che non ero abbastanza, dalla pressione autoimposta di dover dimostrare, ancora una volta, il mio valore.

Una settimana dopo, la realtà mi presentò il conto.

Martedì mattina, giorno di bilanci. I numeri erano chiari, spietati nella loro oggettività: un disastro. Le iscrizioni erano un quarto di quelle che avevo previsto nel più pessimistico degli scenari. L’investimento pubblicitario era stato quasi completamente bruciato.

I feedback, quando arrivavano, erano tiepidi: “interessante, ma non ho capito bene a chi si rivolge”, “sembrava tutto fatto un po’ di corsa”.

Quell’ultima frase mi colpì. “Fatto di corsa”. Era vero.

La delusione era cocente, un sapore amaro in bocca che durò per giorni. Ma non era solo un fallimento economico; era un fallimento di presenza, un tradimento dei principi che professavo di seguire.

Guardandomi onestamente allo specchio, la verità era ancora più scomoda: non era stato il mercato a fallire. Non erano stati i miei collaboratori.

Ero stato io.

Avevo confuso la fretta con la rapidità. E avevo pagato il prezzo.

La Fretta Nasce dall’Ansia, la Rapidità dalla Preparazione

Nelle settimane successive, mi presi del tempo per fare quello che gli stoici chiamano “l’esame di coscienza”. Lontano dal rumore del marketing e delle performance, cercai di capire dove l’ingranaggio si era rotto.

Fu in quel periodo di riflessione che ripresi in mano gli appunti del mio percorso di certificazione sulla Piramide del Successo. Stavo cercando una strategia, una tecnica che mi era sfuggita. Invece, trovai una lezione di vita.

Una frase di John Wooden, il leggendario coach, mi colpì come un pugno allo stomaco:

“Be quick, but don’t hurry.” (Sii rapido, ma non affrettato).

Lessi e rilessi quelle sei parole. Semplici, dirette, quasi banali.

Eppure, contenevano la diagnosi perfetta del mio fallimento. In quel momento, ho capito tutto. Il mio lancio non era stato “rapido“. Era stato “affrettato“. E la differenza è abissale. È la differenza che passa tra un musicista virtuoso e uno che suona note a casaccio, tra un chirurgo preciso e un macellaio.

La Fretta è figlia dell’ansia e dell’ego. Nasce dalla paura di non fare in tempo, dalla pressione esterna, dal bisogno di dimostrare qualcosa. La fretta ti fa saltare i passaggi, ignorare i dettagli, prendere decisioni reattive invece che ponderate. È un’energia caotica che annebbia la mente, contagia il team e, in definitiva, respinge i clienti. È il motore della mediocrità.

La Rapidità, invece, è figlia della preparazione e della presenza. Nasce dalla fiducia nel processo, dalla chiarezza sulle priorità, dalla calma interiore che deriva dal sapere di aver fatto tutto il necessario. Un leader rapido agisce con decisione perché ha fatto i compiti a casa. Ha eliminato il superfluo per concentrarsi sull’essenziale. La sua è un’energia calma e focalizzata che ispira fiducia e produce eccellenza.

Quel lancio era stato un monumento alla fretta. Avevo trascurato dettagli cruciali perché “non c’era tempo”. Avevo scritto email ansiose perché sentivo la pressione del risultato, e quell’ansia era traspirata in ogni parola. Avevo guidato il mio team con urgenza, non con direzione.

Avevo perso la presenza, e con essa l’efficacia.

L’Applicazione nella Vita Reale: Quando la Calma Salva un’Estate

La vera integrazione di una lezione non avviene quando la capisci con la testa, ma quando la applichi con il cuore nella vita di tutti i giorni. Ho capito la vera potenza di questo principio qualche mese dopo, in un contesto che non poteva essere più lontano da un lancio di marketing: la mia famiglia.

Era maggio, un periodo sempre frenetico per i genitori.

Con Maria Giovanna dovevamo decidere dove mandare Christian e Alessandro per il campo estivo. Le opzioni erano tante, le scadenze per le iscrizioni si avvicinavano pericolosamente, e le chat delle mamme erano un ronzio costante di consigli e allarmi.

La tentazione di “fare in fretta” era fortissima.

Scegliere un’opzione qualsiasi, quella più comoda o quella consigliata dall’amico, solo per toglierci il pensiero e spuntare la casella dalla lista delle cose da fare.

Stavo per ricadere nello stesso schema. Ma la memoria del fallimento era ancora fresca. Sentii la stessa energia ansiosa salire. E la riconobbi.

Aspetta“, dissi a mia moglie una sera, mentre scorrevamo nevroticamente i siti web con i bambini che giocavano in sottofondo. “Stiamo avendo fretta. Fermiamoci. Prendiamoci un’ora, stasera, dopo che i ragazzi sono a letto, e parliamone con calma”.

Quel “fermiamoci” fu un atto rivoluzionario.

Quella sera, abbiamo agito con rapidità, non con fretta. Eravamo preparati: nei giorni precedenti, con calma, avevamo raccolto le brochure e parlato con altri genitori. Eravamo presenti: abbiamo spento i telefoni, ci siamo versati un bicchiere di vino e ci siamo dedicati solo a quello.

Abbiamo chiarito la nostra priorità essenziale (pilastro dell’Essenzialismo): non il campo più comodo o economico, ma quello più in linea con le passioni e le esigenze di crescita dei nostri figli in quel preciso momento della loro vita.

La decisione è arrivata in meno di un’ora. Fluida, serena, condivisa. Rapida, appunto. E giusta.

L’estate dei ragazzi fu meravigliosa. Nessuna ansia nel processo, nessun rimpianto nella scelta. Solo la pace profonda che deriva da un’azione che nasce dalla presenza.

3 Passi Pratici per Essere Rapidi, Non Affrettati

Da allora, il principio di Wooden è diventato una bussola.

Che si tratti di scrivere un articolo, preparare una sessione di coaching o pianificare una vacanza, la domanda è sempre la stessa: “Sto agendo con rapidità o con fretta?”.

Ecco tre passi pratici, radicati nei pilastri di PRESENZA, che mi aiutano a coltivare la prima ed evitare la seconda.

1. La Preparazione Essenzialista (EVOLVERE)

La rapidità è impossibile senza preparazione. La fretta, al contrario, è spesso il risultato diretto di una preparazione mancata o superficiale.

Come insegna Greg McKeown, il segreto è distinguere “il futile molto dal vitale poco“.

Prima di iniziare qualsiasi progetto, dedico del tempo non negoziabile a questa fase. Mi chiedo: qual è l’unica cosa che conta davvero? Qual è l’intenzione profonda di questa azione? Quali sono i 3-5 passaggi fondamentali, senza i quali tutto il resto crolla?

Togliere tutto il rumore prima di iniziare è il segreto per muoversi velocemente e senza esitazioni dopo. Questo processo di sottrazione non è una perdita di tempo; è un investimento sulla qualità e sulla velocità dell’esecuzione.

2. Il Respiro della Presenza (ESSERE)

La fretta è uno stato mentale e fisico. È una contrazione. Il modo più veloce per romperla è agire sul corpo. Quando sento salire l’ansia, la tensione alle spalle, il respiro che si accorcia, mi fermo.

Letteralmente. Chiudo il computer, mi allontano dalla scrivania e faccio tre respiri profondi e consapevoli. Inspiro calma, espiro urgenza.

Questo semplice atto, che dura meno di un minuto, spezza il ciclo ipnotico della fretta e mi riporta nel momento presente. Mi riconnette a quello spazio di quiete interiore che Ramana Maharshi indicava come la nostra vera natura.

Da questo spazio di calma, le decisioni sono infinitamente più chiare e precise.

Non è magia, è fisiologia: si passa dal sistema nervoso simpatico (attacco o fuga) a quello parasimpatico (riposo e digestione). Si passa dalla reazione alla risposta.

3. L’Intenzione del Servizio (GUIDARE)

Ho capito che la fretta è quasi sempre alimentata dall’ego. Nasce da pensieri come: “devo dimostrare di essere bravo”, “devo raggiungere questo risultato per sentirmi adeguato”, “non posso deludere le aspettative”.

È tutta focalizzata su di me.

La rapidità, al contrario, fiorisce quando l’intenzione si sposta dall’io al tu. La domanda cambia: “qual è il modo migliore per servire chi riceverà questo lavoro?”, “come posso creare il massimo valore per la mia community?”, “cosa è veramente utile per la mia famiglia in questo momento?”.

Spostare l’intenzione da “ottenere” a “dare” cambia completamente l’energia dell’azione. Trasforma la pressione in dedizione, l’ansia in concentrazione. La leadership autentica, come insegnava Wooden, non è mai una corsa per l’autoaffermazione, ma un passo costante al servizio degli altri.

Essere rapidi, non affrettati, è l’incarnazione pratica del motto di PRESENZA: “rallentare per accelerare davvero“.

È un paradosso solo in apparenza.

Nella pratica, è la via più diretta, sostenibile ed efficace per realizzare ciò che conta, senza bruciare la nostra risorsa più preziosa: la nostra pace interiore. È la differenza tra costruire qualcosa che dura e correre a vuoto fino a esaurirsi.

E io ho scelto di costruire.


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