Nel suo libro, Busy, Tony Crabbe usa un parallelo decisamente convincente per spiegare il perché oggi ci troviamo a vivere in una condizione di iperattività e inseguiamo la ricerca del più a tutti i costi. Paragona il comportamento delle persone a quello dei pesci siamesi combattenti.

I pesci siamesi combattenti sono originari delle risaie della Malesia e della Tailandia.
Agli inizi del diciannovesimo secolo, il re del Siam li collezionò per la loro aggressività, sperperando enormi quantità di denaro in combattimenti maschio contro maschio. Oggi questi pesci sono diventati popolari per i loro bei colori e le pinne alate. Ma la caratteristica che più colpisce di questi pesci è il loro sconfinato appetito. Infatti, se venisse data loro l’opportunità, potrebbero mangiarsi tra loro fino alla morte. Consumano senza pensare a ciò che hanno di fronte e non capiscono quando è abbastanza.

Qui scatta il parallelo con l’iperattività e la ricerca indisciplinata del più.

Durante l’intera storia dell’umanità, siamo vissuti in un mondo contraddistinto dalla scarsità di risorse. Le risorse e le opportunità che avevamo a disposizione erano limitate dal nostro ambiente. Questi limiti arginavano le nostre vite, ma ci fornivano anche protezione.

Oggi, nel nostro mondo caratterizzato dall’eccesso, i limiti sono stati rimossi.
Siamo esposti a una conoscenza, a comunicazioni e a stimoli quasi illimitati. Con questa esplosione di informazioni sono aumentate le opportunità, ma anche le aspettative e il lavoro.

Per contestualizzare la velocità del cambiamento dalla scarsità di informazioni e risorse all’eccesso, consideriamo il tutto in termini evoluzionistici. Il primo nostro antenato apparve in Africa circa 2,3 milioni di anni fa. L’eccesso di informazioni è qualcosa che ci ha caratterizzato negli ultimi vent’anni. Se paragoniamo la nostra evoluzione a un solo anno di calendario, l’eccesso arriverebbe a circa 4 secondi prima della mezzanotte di capodanno.

Il problema è che non ci siamo ancora adattati a questo stato di abbondanza illimitata. Continuiamo a comportarci come se vivessimo nella scarsità, consumando tutto ciò che possiamo. Così come il pesce siamese combattente vede il cibo e lo mangia, senza fermarsi a considerare come ciò influirà su di lui, anche noi ci stiamo avvicinando pericolosamente a un caso terminale di consumo. Vediamo l’email, i messaggi, i posto e li consumiamo. Senza renderci conto che quando è troppo è troppo.

Avete mai deciso davvero di essere così impegnati?
Se non facciamo le scelte difficili, ci sentiamo impotenti e sopraffatti. Quando ci sono tante opzioni e tanto lavoro, la capacità di fare scelte difficili è un muscolo che abbiamo bisogno di allenare come mai prima.

La verità è che ogni scelta ha una conseguenza.
Ogni volta che scegliamo qualcosa, non scegliamo qualcos’altro. Per questo quando proviamo a fare qualcosa, stiamo automaticamente escludendo altro. Quando scegliamo di sovraccaricarci di impegni, stiamo contemporaneamente rifiutando il pensiero, la creatività e l’attenzione concentrata. Stiamo escludendo il tempo di qualità, le relazioni e la gioia del coinvolgimento profondo.

Invece, dovremmo essere capaci di scegliere in modo intenzionale di non fare delle cose, eliminando delle opzioni nelle nostre vite, e lavorare per una focalizzazione maggiore su meno cose. Invece di scegliere la via indisciplinata del più, dovremmo scegliere di fare e avere di meno.

Il nostro obiettivo dovrebbe essere come rendere migliore il pesce combattente che è dentro di noi: come evitare le scelte automatiche che ci portano all’iperattività, come resistere alla tentazione dell’alternativa più semplice che porta a una vita grigia e sovraccarica di impegni.

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