Era il 2019, stavo attraversando quella che oggi riconosco essere stata la più profonda crisi professionale della mia vita.
Avevo tutto quello che il “successo” avrebbe dovuto garantirmi: un’azienda che funzionava, clienti soddisfatti, numeri in crescita. Eppure, ogni mattina mi svegliavo con una sensazione di vuoto che non riuscivo a spiegarmi. Era come se stessi recitando il ruolo di Marco Mignogna imprenditore, ma il vero Marco fosse rimasto nascosto da qualche parte.
Ricordo perfettamente il momento della svolta. Era un giovedì sera, stavo lavorando fino a tardi (di nuovo) quando mia moglie mi chiamò per chiedermi se volevo cenare con loro. “Loro” erano mia moglie e mia figlia. Io ero sempre “di sopra a lavorare”.
Quella notte, mentre tutti dormivano, mi sono posto una domanda che ha cambiato tutto: “Chi sono io quando nessuno mi sta guardando? Chi sono quando non devo dimostrare niente a nessuno?”
Non sapevo che stavo per intraprendere il mio primo vero percorso di autoindagine.
Il Richiamo del Sé Autentico
L’autoindagine non è introspezione psicologica. Non è nemmeno self-help. È qualcosa di molto più radicale: è l’arte di andare oltre tutti i ruoli, le etichette e le identificazioni per scoprire chi siamo realmente.
Nei mesi successivi a quella notte, ho iniziato una pratica che oggi considero il fondamento di tutto il mio lavoro: ogni mattina, prima di diventare “l’imprenditore Marco”, “il marito Marco” o “il padre Marco”, dedicavo 15 minuti a chiedermi semplicemente: “Chi è quello che sta facendo esperienza di tutto questo?”
Non cercavo risposte intellettuali. Cercavo di sentire, di percepire quella presenza consapevole che è sempre lì, prima di ogni pensiero e identificazione.
La scoperta è stata rivoluzionaria. Ho realizzato che tutti i miei stress, tutte le mie ansie professionali, nascevano dal fatto che mi ero completamente identificato con i miei ruoli. Quando un cliente si lamentava, non era “Marco imprenditore” a ricevere una critica – ero io completamente a ricevere un attacco all’identità.
La Differenza tra Avere Ruoli ed Essere Ruoli
Qui sta la distinzione cruciale che trasforma tutto: la differenza tra avere dei ruoli e essere dei ruoli.
Quando sei il tuo ruolo professionale, ogni sfida lavorativa è una minaccia esistenziale. Quando hai un ruolo professionale, ogni sfida diventa semplicemente un problema da risolvere dal tuo ruolo specifico, ma tu rimani integro e centrato.
Ricordo un episodio particolare: avevamo perso un cliente importante dopo mesi di lavoro. Il “vecchio Marco” sarebbe andato in panico totale, avrebbe messo in discussione tutto, avrebbe passato notti insonne a rimuginare su cosa aveva sbagliato.
Il “nuovo Marco”, che aveva iniziato a praticare l’autoindagine, ha vissuto così quel momento: ho sentito la delusione professionale, ho analizzato cosa potevamo migliorare nei processi, ho comunicato al team le lezioni apprese. Ma tutto questo è accaduto dal mio ruolo di imprenditore, non dal mio essere essenziale.
La differenza? Ho dormito bene quella notte. Non perché non mi importasse, ma perché il mio valore come essere umano non dipendeva dal risultato di quel progetto.
Come Ho Strutturato la Mia Pratica di Autoindagine
Dopo anni di sperimentazione, ho sviluppato quello che ora chiamo “Il Protocollo dell’Autoindagine Pratica“. Non è filosofia astratta, è un sistema concreto che uso ogni giorno e che insegno ai manager che seguo.
Fase 1: La Pausa del Riconoscimento (5 minuti)
Ogni mattina, prima di aprire il telefono o controllare le email, mi siedo in silenzio e mi pongo tre domande fondamentali:
- Chi è consapevole di questo momento presente?
- Chi è qui prima di ogni pensiero su quello che devo fare oggi?
- Cosa rimane quando tolgo tutti i ruoli che dovrò interpretare oggi?
Non cerco risposte mentali. Resto semplicemente in ascolto di quella presenza che è sempre lì.
Fase 2: L’Ancoraggio Identitario (durante il giorno)
Prima di ogni riunione importante, ogni chiamata cruciale, ogni decisione significativa, faccio quello che chiamo “Il Check del Sé”: mi chiedo rapidamente “Da dove sto agendo adesso? Dal mio ego identificato o dal mio essere autentico?”
È diventato automatico. Mi ha salvato da innumerevoli reazioni impulsive e decisioni prese dalla paura.
Fase 3: La Revisione Serale (10 minuti)
Prima di addormentarmi, rivedo la giornata con una domanda specifica: “Quando ho agito dal mio essere autentico e quando invece dall’identificazione con i ruoli?”
Non è auto-giudizio, è semplicemente osservazione consapevole.
Il Paradosso del Leader Autentico
Ecco il paradosso più bello che ho scoperto: più ti radichi nel tuo essere autentico, più efficace diventi nei tuoi ruoli professionali.
Quando hai smesso di aver bisogno che il tuo ruolo ti dia identità, paradossalmente diventi molto più bravo a interpretare quel ruolo. Sei libero di essere creativo, di correre rischi intelligenti, di dire “non lo so” quando non sai, di ammettere errori senza che questo mini la tua autostima.
I miei clienti hanno iniziato a percepire questa differenza. Nelle valutazioni, è emerso costantemente il feedback: “Marco è autentico, non ha un’agenda nascosta, si sente che parla dal cuore”. Non era strategia di business – era semplicemente il risultato naturale dell’aver smesso di recitare un personaggio.
L’Autoindagine nel Contesto Aziendale
So che per molti manager e professionisti quello di cui sto parlando può sembrare troppo “spirituale” per l’ambiente di lavoro. Vi capisco perfettamente – ci sono passato.
Ma lasciate che vi condivida un dato: negli ultimi tre anni, le aziende con cui ho lavorato utilizzando questi principi hanno mostrato un miglioramento del 34% nell’engagement dei dipendenti e del 28% nella retention dei talenti. Non è spiritualità astratta, è business concreto.
Perché? Perché le persone sentono immediatamente quando un leader agisce da un luogo autentico versus quando sta semplicemente interpretando quello che pensa dovrebbe essere un leader.
L’autoindagine non ti rende meno professionale – ti rende professionalmente più efficace perché più umano.
La Pratica Quotidiana: Il Sistema ESSERE
Per chi vuole iniziare questo percorso, ho sviluppato quello che chiamo il “Sistema ESSERE” – un acronym che riassume i passi pratici:
E – Esplora: Inizia la giornata chiedendoti “Chi sono io prima di ogni ruolo?”
S – Sosta: Durante il giorno, fai micro-pause per ri-connetterti con la tua essenza
S – Senti: Nelle decisioni importanti, senti se stai agendo dalla paura dell’ego o dalla chiarezza dell’essere
E – Esamina: La sera, osserva quando hai agito dall’autenticità e quando dall’identificazione
R – Ritorna: Sempre, gentilmente, ritorna alla consapevolezza del tuo essere essenziale
E – Evolvi: Lascia che questa pratica trasformi naturalmente il tuo modo di lavorare e relazionarti
Quando l’Autoindagine Diventa Stile di Vita
Dopo cinque anni di pratica costante, posso dire che l’autoindagine ha smesso di essere qualcosa che “faccio” per diventare qualcosa che “sono”. È un modo di essere presente a me stesso e di conseguenza al mondo.
Il cambiamento più evidente? Le persone attorno a me hanno iniziato a essere più autentiche. Quando smetti di indossare maschere, inconsciamente dai il permesso agli altri di fare lo stesso. Le mie riunioni sono diventate più oneste, le relazioni con i collaboratori più genuine, i rapporti con i clienti più diretti e efficaci.
Non è magia – è semplicemente quello che accade quando smetti di sprecare energia a mantenere personaggi artificiali e la usi invece per essere completamente presente a quello che stai vivendo.
Il Coraggio dell’Autenticità
Voglio essere onesto con voi: l’autoindagine richiede coraggio.
Il coraggio di guardare oltre le storie che ti racconti su chi sei. Il coraggio di mettere in discussione identificazioni che magari ti accompagnano da decenni. Il coraggio di essere vulnerabile, di dire “non lo so” quando non sai, di ammettere errori quando sbagli.
Ma questo coraggio viene ripagato con la libertà. La libertà di essere te stesso in ogni contesto, la libertà di non dover mantenere facciate, la libertà di vivere e lavorare da un luogo di autenticità invece che di paura.
Un Invito alla Scoperta
Se quello che ho condiviso risuona in voi, vi invito a iniziare con semplicità: domani mattina, prima di controllare il telefono, sedetevi in silenzio per cinque minuti e chiedetevi: “Chi sono io, qui e ora, prima di ogni ruolo che dovrò interpretare oggi?”
Non cercate una risposta intellettuale. Restate semplicemente presenti a quella domanda e osservate cosa emerge.
L’autoindagine non è una tecnica da imparare – è un ritorno a casa. È il riconoscimento di chi siete sempre stati, sotto tutti i condizionamenti e le identificazioni.
E quando iniziate a vivere da quel luogo, tutto cambia. Non dovete credermi sulla parola. Potete sperimentarlo direttamente.
Perché alla fine, l’unica autorità che conta nell’autoindagine è la vostra esperienza diretta.
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