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La Pratica del Testimone: Come l’Ho Scoperta e Integrata per Gestire le Crisi

Era un giovedì mattina di settembre 2022, e stavo vivendo quello che in casa chiamiamo “il giorno del caos perfetto”.

Alessandro, allora otto anni, si era svegliato con la febbre. Gaia, sei anni, aveva perso lo zaino della scuola. Christian, dodici anni, aveva dimenticato di dirmi che doveva portare un progetto finito per quella mattina. Maria Giovanna era già uscita per un appuntamento medico importante, e io dovevo gestire tutto mentre avevo una call cruciale con un cliente alle 9:30.

Mentre cercavo disperatamente lo zaino di Gaia e tentavo di aiutare Christian con il progetto dell’ultimo minuto, ho sentito quella sensazione familiare: il petto che si stringe, il respiro che si accorcia, la mente che inizia a correre come un criceto impazzito nella ruota.

“Non ce la faccio. È troppo. Perché succede sempre tutto insieme?”

I pensieri si susseguivano uno dietro l’altro, ciascuno più drammatico del precedente. Era quello che avevo sempre fatto: identificarmi completamente con ogni pensiero, ogni emozione, ogni sensazione di overwhelm, come se fossi io quell’ansia, io quella frustrazione, io quel senso di inadeguatezza.

Poi, per un istante che è durato un’eternità, è successo qualcosa di diverso.

La Scoperta del Testimone

“Chi sta osservando questi pensieri?”

La domanda è apparsa dal nulla, chiara e netta, mentre ero in piedi in corridoio con lo zaino di Gaia finalmente in mano. Non so da dove sia arrivata quella domanda. Forse era l’eco delle letture di Ramana Maharshi delle settimane precedenti, forse un’intuizione spontanea nata dalla disperazione.

Ma in quell’istante ho realizzato qualcosa di rivoluzionario: c’era qualcuno che stava osservando il caos. Qualcuno che non era né l’ansia né la frustrazione né il senso di overwhelm. Qualcuno che rimaneva calmo e presente mentre tutto il resto turbinava.

“Se posso osservare questi pensieri ansiosi, allora non sono io questi pensieri.”

È stata la prima volta che ho sperimentato la separazione naturale tra l’osservatore e l’osservato. Tra il testimone silenzioso e il contenuto dell’esperienza. Tra la consapevolezza pura e tutto ciò che appare in essa.

I pensieri continuavano ad arrivare: “Sei in ritardo”, “Non sei un buon padre”, “Stai fallendo”. Ma ora c’era qualcosa che li osservava senza giudicarli, senza resistergli, senza identificarsi con loro. Come nuvole che passano in un cielo che rimane sempre sereno.

In quei pochi minuti di presenza testimone, ho gestito tutto con una calma che non avevo mai sperimentato prima. Ho preparato Alessandro per restare a casa, ho consegnato lo zaino a Gaia, ho aiutato Christian a completare il progetto, e ho fatto la call con il cliente sentendomi centrato e presente.

La differenza non era nei fatti esterni. La differenza era in chi li stava vivendo.

L’Integrazione nel Sistema PRESENZA

Quella mattina di settembre 2022 è nata quella che oggi chiamo “La Pratica del Testimone”, uno degli strumenti più potenti del mio Toolkit Crisi all’interno del Sistema PRESENZA.

Nel corso dei mesi successivi, ho sviluppato un protocollo preciso per accedere rapidamente a quella prospettiva del testimone nei momenti di stress acuto, reattività emotiva o overwhelm mentale.

La Pratica del Testimone – Protocollo Completo:

1. Riconoscimento (30 secondi)
Nel momento in cui sento l’attivazione – ansia, rabbia, frustrazione, panico – invece di resisterle o di lasciarmi travolgere, faccio una pausa e riconosco: “Qualcosa si è attivato.”

2. Domanda del Testimone (30 secondi)
Mi pongo la domanda centrale: “Chi sta osservando questa emozione/pensiero/sensazione?” E aspetto. Non cerco una risposta intellettuale. Semplicemente permetto alla domanda di fare il suo lavoro di separazione naturale.

3. Spazio di Osservazione (2-3 minuti)
Rimango in quello spazio di osservazione pura. Lascio che i pensieri, le emozioni, le sensazioni continuino a fare quello che fanno, ma da questa prospettiva del testimone silenzioso. Come se stessi guardando un film della mia vita invece di essere completamente immerso nella trama.

4. Azione dal Centro (tempo variabile)
Dall’espansione di questo spazio di testimonianza, agisco. Non dall’emozione reattiva, non dal pensiero compulsivo, ma dal centro calmo dell’osservatore.

Quello che ho scoperto è che il testimone non è qualcosa che devo creare o raggiungere. È già qui. È sempre stato qui. È la consapevolezza stessa che rende possibile ogni esperienza.

Nella sezione per utenti premium del Substack di Io Sono, dunque penso trovi la pratica audio guidata.

L’Applicazione Familiare

L’estate scorsa, durante una vacanza in Cilento, ho avuto l’opportunità di testare profondamente questa pratica in un contesto familiare intenso.

Gaia aveva avuto una crisi di pianto per un gelato caduto per terra. Alessandro protestava perché voleva rimanere in spiaggia invece di tornare in hotel. Christian si lamentava che non aveva abbastanza connessione per giocare online. E Maria Giovanna era comprensibilmente stanca dopo una giornata intensa.

Sentivo montare la mia reazione abituale: diventare il “risolutore frenetico“, cercare di accontentare tutti simultaneamente, finire per essere più agitato di loro.

Invece, ho fatto una pausa e ho applicato la Pratica del Testimone.

“Chi sta osservando questa frustrazione?”

Immediatamente, ho sentito lo spazio aprirsi. C’era qualcuno che osservava la frustrazione di Marco, ma che non era quella frustrazione. Qualcuno che poteva vedere tutta la scena – i bambini in difficoltà, Maria Giovanna stanca, le emozioni che circolavano – senza essere trascinato nel dramma.

Da quello spazio di osservazione, ho agito diversamente. Ho preso Gaia in braccio e l’ho consolata senza fretta. Ho spiegato ad Alessandro che capivo la sua delusione. Ho proposto a Christian un’alternativa offline. Ho abbracciato Maria Giovanna senza dire nulla.

“Papà, perché oggi sei così calmo?” mi ha chiesto Christian quella sera.

Non gli ho spiegato la Pratica del Testimone – era troppo piccolo per certi concetti. Ma gli ho detto: “A volte basta ricordarsi che siamo più grandi di quello che sentiamo.”

Gli Errori che Ho Commesso

All’inizio, ho fatto tre errori fondamentali che voglio condividere per risparmiarti tempo e frustrazione.

Errore #1: Cercare di eliminare i pensieri
Pensavo che essere il testimone significasse far sparire i pensieri negativi. Invece ho imparato che il testimone osserva tutto senza cercare di cambiare nulla. I pensieri possono continuare a esserci; semplicemente non ci identifichiamo più con loro.

Errore #2: Forzare lo stato di testimonianza
Nei primi mesi, cercavo di “accedere al testimone” con sforzo e tensione. Ma il testimone è già presente, sempre. Non devo crearlo; devo solo riconoscerlo. È come accorgersi del cielo che è sempre lì, anche quando è coperto dalle nuvole.

Errore #3: Usarlo solo nelle crisi
Inizialmente applicavo questa pratica solo nei momenti difficili. Poi ho capito che il testimone può essere presente anche nei momenti belli, arricchendo ogni esperienza senza distruggerla. Posso testimoniare la gioia di Gaia che gioca, l’entusiasmo di Alessandro che racconta una storia, la presenza di Maria Giovanna accanto a me.

I Risultati Misurabili

Dopo diciotto mesi di pratica costante, posso misurare alcuni cambiamenti concreti:

Nella gestione delle crisi familiari: Il tempo di recupero dalla reattività si è ridotto da ore a minuti. Invece di rimanere agitato per mezza giornata dopo un conflitto, riesco a ritrovare il centro in pochi minuti.

Nelle dinamiche lavorative: Le riunioni difficili non mi attivano più come prima. Riesco a rimanere presente e propositivo anche quando ci sono tensioni o conflitti.

Nel sonno: Ho smesso di rimanere sveglio a rimuginare sui problemi della giornata. Il testimone mi permette di osservare i pensieri serali senza esserne catturato.

Nelle relazioni: Maria Giovanna ha notato che ascolto di più e reagisco di meno. I bambini si confidano di più perché sentono che c’è uno spazio di accoglienza invece che di giudizio immediato.

La Pratica Quotidiana

Oggi, la Pratica del Testimone è integrata nel mio Sistema PRESENZA in due modi:

Come emergenza (Toolkit Crisi): Nei momenti di stress acuto, uso il protocollo di 3-4 minuti per ritrovare immediatamente il centro.

Come presenza quotidiana: Durante la routine mattutina, dedico 5 minuti alla pura osservazione – di qualunque cosa appaia in questo momento – per allenare quel “muscolo” del testimone.

Ma la scoperta più bella è che il testimone non è limitato ai momenti formali di pratica. È disponibile sempre, in ogni istante, in ogni situazione. È la consapevolezza che rende possibile questa lettura, questa comprensione, questa presenza che stai vivendo proprio ora.

L’Invito alla Scoperta

Se dovessi suggerire un punto di partenza semplice, ti inviterei a fare questo esperimento oggi stesso:

La prossima volta che senti un’emozione forte – positive o negative – invece di identificarti completamente con essa, prova a fare una pausa e chiederti: “Chi sta osservando questa emozione?”

Non cercare una risposta intellettuale. Semplicemente resta nello spazio che si apre con quella domanda.

Quello spazio di osservazione pura è sempre disponibile. È il tuo rifugio naturale. È la pace che stai cercando, ma che in realtà non hai mai perso.

È il testimone silenzioso che sei, al di là di tutto ciò che accade.


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