Per Marco Aurelio, l’anima intellettiva costituisce il nostro vero io, il rifugio sicuro in cui ritirarci per difenderci da qualsiasi pericolo e trovare le energie che ci occorrono per vivere una vita degna di uomini.

Ecco cosa scrive nei Pensieri:

Qualora tu ti senta forzato dalle realtà che ti attorniano quasi a provare turbamento e dissidio, torna velocemente in te stesso e non uscire dal ritmo oltre il necessario. Perché, col ritornare di continuo all’armonia, sempre di più ne avrai il controllo. Ricorda che l’egemonico è invincibile, qualora rinserrato in se stesso, basti a sé non facendo ciò che non vuole, anche nel caso in cui si schieri contrariamente a ragione. Che dire, allora, qualora insieme alla ragione in attitudine circospetta esprima un giudizio? Perciò l’intelletto libero da passioni è una cittadella; infatti nessun baluardo più munito possiede l’uomo, nel quale trovando rifugio possa, per il resto del suo tempo, essere imprendibile. Chi non ha visto questo rifugio è un ignorante; chi l’ha visto e non vi si ripari, è un infelice.

Ma ecco il pensiero che compendia in modo perfetto questo concetto del rifugio nell’interiorità e illustra i principi essenziali che, secondo Marco Aurelio, nell’interiorità dell’uomo si rivelano:

Cercano per sé dei ritiri in campagna, sulle rive del mare, sui monti; anche tu sei solito desiderare fortemente siffatti luoghi. Ma tutto questo è quanto mai stupido, perché ti è lecito, in qualunque momento lo desideri, ritirarti in te stesso. E in nessun luogo un uomo si può ritirare più tranquillamente e con meno problemi che nella sua anima, soprattutto chi ha dentro di sé tali valori che, piegatosi a contemplarli, subito si trova pienamente a suo agio; e parlando di agio nient’altro voglio significare se non uno stato di ordine e decoro. Concediti, dunque, continuamente questo ritiro e rinnova te stesso. E siano brevi ed elementari i tuoi principi che, non appena fattisi avanti, ti basteranno a liquidare ogni disgusto e a ricondurti, senza più fastidio, alle questioni a cui torni. Da cosa sei infastidito? Dalla viziosità umana? Richiama alla mente il consolidato giudizio che i viventi razionali esistono secondo reciprocità, quello che il sopportare è parte della giustizia, quello che sbagliano senza volerlo; pensa quanti, dopo essere stati nemici, aver nutrito sospetti, aver odiato, trafitti dalle lance sono distesi nella morte e ormai cenere; allora smetti di lamentarti! Ma provi fastidio anche per gli eventi che ti sono assegnati dal tutto? Prendi di nuovo in esame il dilemma: “o la provvidenza o gli atomi” e gli argomenti con cui fu dimostrato che il mondo è come una città. Ti toccherà forse qualche problema relativo al corpo? Ebbene, pensa che l’intelletto non si mescola con il soffio, si muova quest’ultimo dolcemente o in modo aspro, una volta che, separandosene, abbia presa su se stesso e venga a conoscere il suo proprio potere e, per il resto, tieni presente quanto hai udito sul dolore e sul piacere, a cui hai dato il tuo assenso. Ti disturberà forse il pensiero della misera gloria? Volgiti a considerare la velocità con cui tutte le cose finiscono nell’oblio, l’immensità del tempo infinito, nelle due direzioni del prima e del dopo, e il vuoto dell’eco, la volubilità sconsiderata di quanti sembrano acclamarti e l’angustia del luogo nel quale la fama è circoscritta. Perché tutta la terra è un punto; di questa il posto dove abiti non è un angolino? E in esso quanti e quali sono quelli che ti celebreranno? Infine, ricordati di ritirarti in questo campicello che ti appartiene e, prima di ogni cosa, non tormentarti, non crearti tensioni, sii libero e guarda alle cose come un maschio, un essere umano, un cittadino, un vivente mortale. Tra le idee che più devi avere sottomano, alle quali piegherai il tuo sguardo, ci siano queste due: l’una, che le cose non toccano l’anima, ma si trovano al di fuori di essa, sempre ferme al loro posto, mentre i turbamenti derivano unicamente dalla valutazione interiore; l’altra, che tutte queste cose che tu vedi non faranno in tempo a cambiare e non esisteranno più. E di continuo rifletti a quanti cambiamenti hai tu stesso assistito. “Il cosmo è alterazione, la vita opinione.”

L’egemonico, cioè l’anima intellettiva che è il nostro Demone, è invincibile, se vuole. Nulla lo può ostacolare, piegare, colpire, né fuoco, né ferro, né violenza di sorta, se esso non vuole. Solo il giudizio che esso emette sulle cose lo può colpire; ma allora non sono le cose che l’affliggono, ma le false opinioni che ha prodotto. Serbato retto e incorrotto, il nous è il rifugio che dà all’uomo la pace assoluta.

Bibliografia:
Pensieri di Marco Aurelio
Storia della Filosofia – Volume 2 di Giovanni Reale

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