Mercoledì sera, 23 aprile 2025, ore 19:47.

Il telefono squilla mentre sto aiutando Gaia a provare i passi di danza per il saggio della sua scuola. È Roberto, il mio contatto alla multinazionale che seguo da mesi: “Marco, abbiamo una finestra. Il CEO può incontrarci domani sera alle 20:00. Se presenti bene la Piramide del Successo, questo contratto può cambiare il tuo business.”

Gaia mi guarda con i suoi occhi di otto anni pieni di aspettativa: “Papà, domani vieni al mio saggio, vero? Ho provato tanto la coreografia che ti volevo far vedere…”

Guardo l’orologio. Il saggio di Gaia inizia alle 20:00.
Stesso orario, stessa sera.

In quel momento ho capito che non stavo affrontando una scelta tra due impegni. Stavo affrontando la più profonda lezione di essenzialismo della mia vita.


L’Illusione della Scelta Difficile

Per giorni ho creduto che quello fosse un dilemma complesso. Da una parte, un’opportunità professionale che avevo coltivato per mesi. Dall’altra, un saggio scolastico di danza di mia figlia.

La mente razionale aveva già iniziato a calcolare: “Il saggio durerà due ore, il meeting forse quaranta minuti. Gaia capirà, è intelligente. Posso registrarle un video messaggio di incoraggiamento…”

Ma quella sera, durante la mia routine mattutina – quegli ottanta minuti tra le 6:00 e le 7:20 che mi hanno salvato la vita più volte – ho applicato quello che Greg McKeown chiama “la domanda essenziale“: “Se dovessi scegliere solo una cosa, quale sarebbe?”

La risposta è arrivata immediata e cristallina: essere il padre che mia figlia si aspetta che io sia.


La Dicotomia del Controllo Applicata alle Scelte

Negli ultimi quindici minuti della mia routine, applico sempre quello che Epitteto chiamava “dicotomia del controllo” alle tre priorità della giornata. Quella mattina l’ho applicata a questa scelta:

Cosa posso controllare completamente:

  • La mia presenza fisica al saggio di Gaia
  • La qualità dell’attenzione che le dedico durante la sua esibizione
  • Il messaggio che invio sulla mia scala di valori attraverso questa scelta

Cosa non posso controllare:

  • Se Roberto mi darà un’altra opportunità in futuro
  • Come reagirà il CEO alla mia assenza
  • Se questo contratto specifico si realizzerà mai

Cosa posso influenzare ma non controllare:

  • La relazione a lungo termine con Roberto attraverso comunicazione onesta
  • La fiducia di Gaia nel fatto che io mantenga le promesse
  • L’esempio che do ai miei figli su cosa significa davvero “successo”

In dieci minuti di questa analisi ho capito che non era nemmeno una scelta. Era un test di coerenza con i miei valori proclamati.


La Telefonata più Difficile della Settimana

Alle 8:30, dopo aver accompagnato i bambini a scuola, ho chiamato Roberto.

“Roberto, devo dirti una cosa che probabilmente ti sembrerà folle. Non posso venire domani sera.”

Silenzio. Poi: “Marco, ma sai cosa significa questa opportunità?”

“Sì, lo so. E so anche cosa significa mancare al saggio di mia figlia dopo averle promesso che ci sarò. Roberto, ho tre figli. Il messaggio che invio loro sulle mie priorità determinerà il tipo di uomini e donne che diventeranno molto più di qualsiasi successo professionale.”

“Ma Marco, il CEO parte venerdì per tre mesi in Asia…”

“Allora significa che non è il momento giusto. Se questo contratto deve arrivare, arriverà in un modo che non mi costringe a tradire le mie responsabilità più profonde.”


L’Essenzialismo che Non Avevo Capito

Per anni ho pensato che essenzialismo significasse dire “no” alle richieste esterne per proteggere il mio tempo e la mia energia.

Organizzazione, priorità, ottimizzazione.

Ma quella mattina ho scoperto che l’essenzialismo più autentico è dire “sì” a chi sei veramente, anche quando questo sembra contraddire le opportunità del mondo.

Non era una scelta tra saggio e business. Era una scelta tra essere il Marco che insegue le opportunità e essere il Marco che vive allineato ai suoi valori più profondi.

Greg McKeown scrive che “se non scegli le tue priorità, qualcun altro le sceglierà per te.” Quella mattina ho capito che le mie priorità non erano scritte nella mia agenda, ma nell’impatto che voglio avere sulla vita dei miei figli.


Il Saggio e la Rivelazione

Giovedì sera, 20:15.

Sono seduto nella sala della scuola di Gaia, circondato da altri genitori con i telefoni pronti per filmare. Gaia sale sul palco con il suo tutù rosa, mi cerca tra il pubblico, sorride quando mi vede, e inizia a danzare.

In quel momento ho capito perché questa scelta è stata la più importante della settimana.

Non stavo solo guardando mia figlia ballare. Stavo vivendo uno di quei momenti irripetibili che definiscono una relazione padre-figlia. Stavo dimostrando con i fatti che le mie priorità reali corrispondono alle mie priorità dichiarate.

Ma soprattutto, stavo praticando quella forma di autoindagine che Ramana Maharshi mi ha insegnato: “Chi sono io quando nessuno mi guarda, quando non c’è niente da guadagnare, quando posso scegliere liberamente chi essere?”

Quella sera la risposta era chiara: sono il padre che mantiene le promesse. Sono l’uomo che sceglie la presenza sulla performance. Sono la persona che ha imparato che il successo che costa l’anima non è successo.


L’Integrazione dei Quattro Pilastri in una Scelta

Quella scelta ha integrato naturalmente tutti e quattro i pilastri della mia esistenza:

ESSERE – Ho scelto di essere presente alla mia identità di padre invece che alle aspettative esterne di “imprenditore di successo.”

EVOLVERE – Ho applicato l’essenzialismo più profondo: dire sì alla mia natura autentica anche quando il mondo mi spinge verso altro.

GUIDARE – Ho guidato i miei figli attraverso l’esempio, mostrando che la coerenza con i valori è più importante delle opportunità apparenti.

REALIZZARE – Ho realizzato concretamente quello che predico: che il successo autentico nasce dall’allineamento con chi sei veramente, non dall’accumulazione di risultati esterni.


Il Follow-up Inaspettato

Venerdì mattina Roberto mi richiama: “Marco, ho raccontato al CEO cosa è successo. Vuole conoscerti ancora di più. Ha detto che un consulente che sacrifica il business per i suoi valori è esattamente il tipo di persona di cui si fida per costruire una cultura aziendale autentica.”

Il meeting è stato riprogrammato per la settimana successiva. In un orario che rispetta sia i miei impegni professionali che quelli familiari.

Ma la lezione più importante non è che “le cose si sono sistemate.” È che quando scegli di vivere dai tuoi valori più profondi invece che dalle opportunità esterne, la vita inizia a collaborare con la tua autenticità invece di metterla alla prova.


La Tua Pratica per Questa Settimana

Ecco quello che ti propongo di sperimentare nei prossimi giorni, ispirato dalla chiarezza che può nascere dalle scelte difficili:

Identifica una situazione in cui ti senti diviso tra un’opportunità esterna e un valore profondo.

Potrebbe essere:

  • Un invito sociale vs tempo di qualità in famiglia
  • Un progetto redditizio vs un progetto significativo
  • Una richiesta urgente vs la tua routine di benessere
  • Una promozione che richiede compromessi vs la tua integrità

Applica la dicotomia del controllo essenzialista:

  • Cosa puoi controllare completamente in questa situazione?
  • Cosa non puoi controllare per niente?
  • Qual è la scelta che ti permetterebbe di guardarti allo specchio tra cinque anni senza rimpianti?

Fai la scelta allineata e osserva cosa succede, sia dentro di te che nel mondo esterno.

Spesso scoprirai che quando smetti di rincorrere le opportunità e inizi a vivere dai tuoi valori, le opportunità giuste iniziano a trovarti.


L’Eredità di una Scelta Autentica

La settimana prossima ti racconterò di quella sera di maggio in cui ho dovuto applicare la resilienza stoica alla crisi più difficile del mio business, e come Marco Aurelio mi ha insegnato che “l’ostacolo diventa la via” non è solo filosofia ma strategia di vita.

Ti spiegherò come ho scoperto che accettare quello che non puoi cambiare non significa rassegnarti passivamente, ma liberare tutta la tua energia per agire su quello che puoi davvero influenzare.

Ma prima di tutto questo, voglio condividere quello che Gaia mi ha detto mentre la riportavo a casa dopo il saggio:

“Papà, sono contenta che eri lì. Sapevo che saresti venuto perché me l’avevi promesso. Ma ora so che quando mi fai una promessa, posso fidarmi sempre.”

Otto anni, e aveva appena riassunto il significato di una vita essenzialista: essere la persona su cui gli altri possono contare perché sei prima di tutto fedele a chi sei veramente.

A volte la scelta più piccola è quella che cambia tutto.


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